Un Airbag
Sul blocco dello scrittore
Nel freezer oggi c’è un airbag.
In corsivo c’è l’ombra, non è detto appaia sempre.
SottoZero scongela argomenti congelati attraverso la scrittura.
Io sono nato con il blocco dello scrittore, per anni mi ha tenuto immerso in un analfabetismo emotivo. Ho scoperto però, da poco in realtà, che la scrittura, come tutta l’arte, sublima. Sentite qua, Freud sosteneva che arte e scrittura non son altro che pulsioni inconsce, sessuali o aggressive, trasformate in azioni socialmente accettabili.
Meraviglioso.
La penna dello scrittore si immerge nell’inconscio e pesca un fluido di rabbia, desiderio e tristezza e tutto il resto e crea. Quindi così, grazie a questa arte magica, molti non hanno ucciso, fatto esplodere ponti o desiderato come bestie una donna. Si sono salvati insomma.
C’è anche un filo conduttore nel tempo sul blocco creativo dello scrittore:
Cicerone: “Non posso scrivere come desidero, la mente è pesante e offuscata”
Ovidio: "La musa tace. La pena mi ha rubato l’ingegno."
Flaubert: "Scrivere è come scavare nella roccia: ogni parola deve essere estratta con un colpo di piccone."
Il peso di non riuscire a sentire ciò che scorre nel profondo è drammatico, è come se ci fosse un airbag che esplode poco prima di sentire l’emozione e ci allontana dallo schianto per tutelarci dal contatto con il dolore.
Quindi la mente inibisce l’atto creativo, perché il pensiero che lo precede è spaventoso, pieno di emozioni complesse e ci difende censurandoci. E più il tuo Io è rigido, duro, critico da morì, più l’inibizione dell’atto creativo si alimenta.
Siamo noi a nutrire il nostro stesso blocco.
E così si galleggia in un mare di vuoto creativo, privo di emozioni complete ma solo sfiorate.
B R A V O. Dice.
Eh. Dico.
Bel compitino. Ti sei rotto i coglioni di scrivere di ricordi e di piagnucolarti addosso e ora fai il maestrino. Bravo. Il blocco creativo è che ti caghi sotto. Il blocco creativo è la mia assenza. Dice.
Non credo proprio. Ho solo deciso di cambiare rotta. Dico.
Quanto mi stai sul cazzo. Sali. Dice.
Dove? Dico.
Qui. Sali.
C’è un Audi TT grigia, nuova, tipo quelle di quel film con Will Smith accanto a me.
Io, robot. Dice.
Che? Dico.
Io, robot, il film con Smith. Sali. Dice.
L’interno è tutto in pelle nera. La macchina vibra per il motore caldo, l’ombra accanto a me ingrana la prima e parte.
Ora, per scrivere devi sentire, per sentire devi vivere punzecchiando la morte. Non metterti la cintura, bevi questo. Dice.
Mi passa un Rum McCoy, tra i miei preferiti.
Bevi. Dice.
Ma no, dai non mi va, fermati e parliamo. Dico.
Bevi. Dice.
La macchina accelera, è un modello un po’ speciale mi sembra, tutto scuro con i vetri neri, le ruote grosse e la spinta mi attacca al sedile.
Se devi continuare a scrivere questa newsletter come i pensierini di uno sfigato qualsiasi, io te la affosso. Se proprio devi cambiare strada, tira fuori il midollo dalle ossa, gli organi dalla carne, scuoiati come puoi per analizzare ogni argomento come si deve, sennò sei la solita rottura di coglioni. Dice.
Ma stai calmo. Ma perché devi parlare così? Dico.
Centosettanta, segna il cruscotto. Davanti la strada è scura e sembra un lungo tunnel di un sottopassaggio.
Rallenta. Dico.
Centottanta segna il cruscotto.
Perché ti devi svegliare. Non devi parlare del blocco dello scrittore, devi metterlo in scena. Dice.
Due e dieci segna il cruscotto.
La macchina schizza come fossimo in formula uno.
Rallenta, rallenta ti prego. Dico.
Rallenta, rallenta ti prego. Dio che sfigato. Dice.
Il blocco dello scrittore, dico, vuoi consigliare come superarlo o no? Se neanche tu l’hai capito cosa pensi di consigliare? Dice.
Ma io ho pubblicato Papille e sto scrivendo il mio secondo romanzo e c’ho fatto i conti.
Superare il blocco dello scrittore non è solo prendere in mano la pennina del cazzo tipo le tue stilografiche collezionate da maniaco, è toccare la verità. La tua verità traslata sui personaggi, sugli ambienti, sulle relazioni, la capacità di sentire e spostare sul lettore l’emozione del momento. Il tutto messo in scena. Dice.
Mando giù due sorsi belli pieni di Rum.
Due e quaranta segna il cruscotto.
Puoi decidere. Spingi quel bottone lì vicino al cassetto sulla destra e attutisci con l’airbag, oppure te la vivi tutta senza speranza e guardi cosa accade. L’hai fatto tu l’esempio dell’airbag no? Dice.
Allungo la mano ma mi fermo, alzo gli occhi. Il muro è più vicino.
Due e sessanta segna il conta chilometri.
Ci siamo professorino del cazzo. Dice.
Le mani mi si incollano alla superficie del sedile, la maglietta sotto le ascelle è bagnata e ho poca saliva in bocca.
L’ombra emette un suono, un sibilo.
Due e sessantacinque segna il contachilometri. La stanghetta non va oltre, fa micro movimenti avanti e indietro. Il muro è ancora più vicino.
Non chiudere gli occhi. Ci siamo.
La macchina sfreccia e d’istinto metto le mani davanti al viso. È come una ventata, un soffio di tramontana, attraversiamo il muro, non c’è schianto, l’auto è sospesa nel vuoto, io ho gli occhi aperti.
Senti. Dice.
E io sento. Gli occhi mi si appesantiscono e si bagnano e le spalle si fanno curve e un magone si piazza sul petto, mi vedo bambino con il sorriso come un ombrellino rotto e poi adolescente con un sorriso troppo pulito per essere vero e gli occhi spaventati e arriva poi il freddo, i muscoli tesi, gli occhi sbarrati mi guardo intorno e sono così solo, provo a piangere ma non riesco.
Ma dove siamo? Dico.
Al di là del blocco. Dove si tengono le emozioni che dovrebbero affiorare per esserti utili, altrimenti è solo dolore. Qui c’è tutto l’occorrente per scegliere cosa e come scrivere. Dice.
E questo posto è sempre stato qui? Dico.
Sì. Ora capisci che fa paura arrivarci, non starci? Qui c’è la chiave. Ti diranno mille modi per arrivare qui: crea una routine, scrivi ogni giorno un po’, fai partire la lavastoviglie e imponiti di scrivere per il tempo del lavaggio, rileggi a voce alta, scrivi come se fosse un lavoro. Vado avanti? Dice.
No, no. Dico.
Schiantati, questo è. Stai certo che ora, chi ti legge, ha capito che se si ha ad esempio un accenno di tristezza mica si guarda dall’altra parte se si vuole sublimare, la si deve vivere tutta per scriverne bene.
Annuisco.
Devo sempre arrivare io però, da solo proprio non ce la fai? Dice.
Eh, ma io sto mettendo in ordine, sto cercando di capire, di analizzare. Dico.
Mentre tu metti in ordine piegato su te stesso, intorno la vita va avanti. Sai cosa? Il blocco dello scrittore NON esiste. Bukowski, l’amico tuo che ti piace tanto, aveva ragione. Non ti viene su un cazzo da scrivere? Vai a vivere. Dice.
Un po’ di cose sul blocco dello scrittore
Sul blocco dello scrittore con qualche consiglio. Qui.
Spunti di Palahniuk per sbloccarvi, qui. E quelli di Vonnegut, qui.
Creatività e psiche, un approfondimento interessante qui.
Cazzo perdete tempo? Bevete, rimorchiate una bella donna o un uomo, vivete l’attimo, lasciatevi andare, rischiate la vita, rischiate l’amore, rischiate uno sguardo rubato, un sorriso che apre le gambe dell’universo, l’odore, il tocco dell’esistenza, il fondo.
Smettila. Qui no Ombra, qua sono consigli tranquilli e chiari.
Sul blocco dello scrittore dal punto di vista di Alice, docente della mia amata Scuola di scrittura Genius, qui.
Qualcosa senza blocco: PAPILLE.
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Io non scrivo ma è un piacere leggerti.❤️
Io ho avuto il blocco dello scrittore per venti anni. Ero solo impegnata a fare altro. Crescere di colpo a diciotto anni. Andare via di casa. Sposarmi. Crescere un figlio. In tutto questo tempo però non ho scritto ma accumulato storie dentro di me, alcune escono in versi, altre in forma di scritti lunghi e altri ancora in disegni. Si può scrivere tantissimo in un lasso di tempo piccolissimo e in un tempo lunghissimo non scrivere niente. Più che blocco lo vedo come un aggiornamento del sistema..alcuni richiedono più tempo di altri.😉