Nel freezer c’è un piccolo Daruma, congelato da dieci anni.
In corsivo c’è l’Ombra, non sempre è detto che appaia.
SottoZero scongela ricordi per metterli in scena.
Le scuole di scrittura non servono a niente. Per questo ne ho fondata una.
La vita funziona se controsterzi, se giri di botto e cadi e cambi strada, cambi la realtà purché non sia più finzione.
Quando ho deciso di strappare al mondo un angolo da prendermi per scriverci su mi sembrava fosse troppo tardi; mangiato dal senso di colpa per essere perennemente in ritardo sui desideri, ho planato sulla vita per anni prima di riuscire.
Però, questo mese, pubblico il mio primo romanzo: Papille.
Arrivarci non è stato facile. Nessun mostro esce dal buio dalle caverne intasate dalla paura, dalla finzione, dalle scuse e dagli alibi che ci rendono attori inconsapevoli di vite che non ci appartengono. Ma da quando ho trasformato la penna in una torcia, la caverna si è fatta meno buia e ho visto l’uscita.
Un inizio importante risale a dieci anni fa quando ho iniziato un corso di scrittura e ho conosciuto quelli che poi, anni dopo, sarebbero stati i co-fondatori insieme a me della Scuola di Scrittura Genius: Paolo Restuccia, Luigi Annibaldi, Lucia Pappalardo, Loredana Germani.
Luigi, il mio primo insegnante, che poi avrebbe editato per la prima volta il mio romanzo Papille, mi regalò poco dopo esserci conosciuti un Daruma, otto anni fa. Quei pupazzetti giapponesi che hanno un occhio disegnato e tu esprimi un desiderio e quando si avvera puoi disegnare l’altro occhio. Il desiderio l’ho espresso subito, ma il Daruma è rimasto ciclopico sulla scrivania per anni, lo guardavo all’alba e al tramonto con quel solo occhio, solo come me, incapace di guardare. Ho anche pensato di toglierlo, di metterlo via, tanto non ce l’avrei mai fatta. Invece è rimasto lì, fino ad oggi che di occhi ne può avere due.
Quel corso di dieci anni fa iniziò a scongelare la vergogna di accettare di dover togliere le maschere con si recitano le proprie parti nel mondo, solo così è possibile scrivere decentemente. Ma non capivo ancora, credevo che bastasse essere immersi in mezzo a persone che scrivevano per scrivere. Ma era davvero poco.
Il tempo è passato, il corso è diventato un secondo livello, poi un terzo e l’amicizia è cresciuta.
Non era abbastanza.
Toccare ma non entrare davvero, planare ma non atterrare, come in tutta la mia vita c’era ancora distanza.
Non scrivevi se non altro per gli esercizi che ti davano, facevi i compitini, le parole sembravano gocce di caffè. Dice.
Lo so. Dico.
E infatti continuava a non bastare.
Capitò che loro decisero di staccarsi dalla vecchia scuola di scrittura e di fondarne una nuova; vuole l’eredità che io abbia un luogo magico dove lo spazio vince sul tempo e così la loro sede fu da me, nella sala Giuseppina del Palazzo del Freddo a Roma, dal 2019. Da quel momento ho avuto tutto ancora più vicino, uno dentro l’altro, un tutt’uno. Ma ancora non era la vicinanza fisica, l’intersezione, non è nemmeno quello.
Non bastava ancora.
Ho iniziato a scrivere Papille per gridare la frustrazione della mia vita nel complesso e spesso deludente mondo del cibo: è la storia di un critico gastronomico, il più temuto e famoso d’Italia, che per via di uno chef stellato perde l’uso delle papille gustative.
Figo. Ma lì stava, passivo, a pezzetti.
Nella finzione ti illudi che basta recitare, raccontare che scriverai, che vivrai è sufficiente. Ma vai avanti. Dice.
Bene. Dico.
Così dopo Luigi c’è voluto Paolo, colonna della scuola, che un anno fa mi ha detto guarda che non devi tenerlo così Papille, dimenticarlo, rivediamo insieme quello che va rivisto e invialo alle case editrici.
La strada te la costruisci tu, mica ti casca dal cielo come il Palazzo del Freddo. Dice.
Dici? Ho risposto a Paolo.
In quel “dici” c’era l’inconsapevole pienezza del vuoto di chi ha ereditato qualcosa e ha impiegato tempo per comprendere il sacrificio necessario per costruire qualcosa di proprio.
Ma l’ho ascoltato, lo ascolto sempre Paolo, perché senza una guida, la caverna è ancora più buia. Ed è un po’ come se fossi stato sepolto e poi risorto. Ho editato Papille con lui, preparato la giusta biografia, la sinossi, inviato e aspettato.
Nessuno. Per mesi.
Poi mi scrivono due case editrici che gli è piaciuto.
Scelgo la seconda, più strutturata, e anche perché provavano a contattarmi ma avevo messo il numero di telefono sbagliato nella mail. Un segno ho pensato, una storia da raccontare.
E qui c’è la copertina ancora in bozza, stesa, mesi dopo il primo contatto:
Quando la guardo mi sembra di immergermici come quel teschio dentro la zuppa che sono un po’ io che cerco di togliere pelle e carne e capire il senso di tutto, non più di planare e sfiorare, ma di atterrare e scoprire, e capisco che atterrare è sacrificio.
È un passo così grande che posso dire che non c’è un trucco da svelare su come pubblicare un romanzo, ma che tutta la solitudine viene ripagata solo se agisci e incontri le persone che ti spronano a essere qualcos’altro e ti dimentichi di voler morire da solo; altrimenti la vita diventa un po’ come voler affogare nella bassa marea, lo sai che non affogherai ma ci provi solo per il gusto di poterlo raccontare mentre ti perdi l’alto mare. Scrivere è invece immergersi in quelle acque profonde di cui non vedi il fondale pieno di tesori e relitti.
Questo è stato un primo passo, un’inizio di discesa che se lo scrivessi oggi, proprio adesso, sarebbe forse già diverso perché continuo ad andare giù, ma questa è la dimostrazione che ho una direzione chiara ed è la penna a indirizzarmi nella stesura della prossima storia.
Eccolo il Daruma, finalmente con i sui due occhi che guardano al desiderio esaudito di pubblicare un libro.
La prima presentazione di Papille è alla Scuola di scrittura Genius al Palazzo del Freddo in Via Principe Eugenio 65/67 a Roma, domenica 11 maggio alle 19:00
La seconda presentazione è a Palazzo Merulana, in Via Merulana 121 a Roma venerdì 20 giugno.
Le presentazioni di Milano, Orvieto, Vetralla e forse Bologna e Napoli, ve le farò sapere!
Un po’ di cose sul mio pubblicare
Il bel gruppo editoriale con cui pubblico, qui il link: Gruppo Utterson
Genius, la mia, la nostra scuola di scrittura, qui il link: Scuola di scrittura Genius
Sai bene cos’è un Daruma? Clicca qui.
La copertina è del super iper LUIGI ANNIBALDI! Che è proprio il Luigi di cui sopra!
10 anni fa!
Complimentissimi!