Dal freezer oggi esce un fiore, congelato per non lasciarlo appassire.
In corsivo c’è l’Ombra.
SottoZero scongela ricordi per metterli in scena e cerca risposte.
Mi piacciono le femmine, così tanto da stringerle per i capelli davanti a uno specchio in cerca del mio riflesso nei loro occhi. Cerco sempre la versione migliore di me dentro di loro e va bene così, non è grave.
Lo dici tu che non è grave. Dice.
Narcisismo viene dal mito greco di Narciso che, come punizione per aver rifiutato l’amore della ninfa Eco, è costretto a innamorarsi della sua stessa immagine riflessa nell’acqua; incapace di staccare lo sguardo da quel riflesso, Narciso finisce con il trasformarsi in un fiore.
E ti sembra una cosa bella? Dice.
Non penso sia bella, ma penso che quando non sai come amare, finisci con l’aggrapparti all’amore per te stesso per salvarti. Dico.
È qui che sbagli. Non è amore per sé stessi se si ama qualcosa che è riflesso. Dice.
Le stringo i capelli, affondo una mano nel fianco caldo, la scritta tatuata sulla sua pelle si perde nel verde dei tatuaggi sulle mie dita; riflesso nello specchio continuo ad esserci solo io. Di lei non c’è traccia.
Ogni donna ferita, in lacrime sui social o in un podcast, vi parlerà del narcisismo patologico dell’ex. Accade ogni volta che invece di metabolizzare il dolore, lo si mette in mostra sul mercato delle vanità. Sì perché la mente umana per superare deve etichettare, un po’ come quando invii una lettera d’amore, lecchi i bordi, chiudi, metti il destinatario e ti sembra di esserti tolto un peso. Etichettare è la stessa cosa, alleggerisci il pensiero di ciò che ti ha ferito ponendolo a una distanza sufficiente per poter tollerare il dolore, il consenso fa il resto. Mettere in piazza è comunque una forma di narcisismo.
Forse sì. Ma questo non risolve il problema che vuoi affrontare e non c’entra nulla con la riflessione di oggi. Spiega bene cos’è il narcisismo patologico, piuttosto. Dice.
Un uomo che si crede onnipotente, mantenendo solida un’immagine di sé perfetta, impeccabile, come a dire mi basto da solo, mentre la sola idea di aver bisogno dell’altro lo disintegra. Dico.
Un bosco fitto abitato da mostri invisibili eh? Dice.
Eh, più o meno.
Ti sei mai sentito onnipotente? Dice.
A volte. È che mi sono illuso di potermi ritrovare ogni volta migliore nelle donne che ho incontrato, senza provare nulla di consistente però. Dico.
L’empatia la devi coltivare. Se perdi tempo a cercare te stesso negli altri, è chiaro che non riesci. Dice.
Bella parola empatia. Dal greco veh? Ho letto che veniva usata in antichità durante spettacoli teatrali per definire il rapporto emotivo che legava l’attore al pubblico. Dico.
Sì, è un sentire dentro. E molti come te dentro sentono solo l’eco di loro stessi. Per questo usano il partner come specchio per sentirsi vivi. Dice.
Non è più così per me. Dico.
Inizio a intravedere il profilo di una donna allo specchio, ha la schiena curva, la pelle liscia, il tatuaggio di un albero e di un gatto e i capelli biondi. Il corpo mi vibra.
Lei inizi a vederla infatti. Dice.
Il narcisismo patologico è raro, appartiene a chi non è educato all’amore e vivrà l’eternità nell’orrore di non saper amare, portando i propri partner a fare e pensare quello che lui desidera per compiacersi. Comprende l’amore solo in funzione dell’essere visto.
Però non commettere anche tu l’errore di etichettarti, è una roba che ti appartiene fino al punto in cui la fuga da te stesso ti ha illuso di essere onnipotente. La vera forza è saper stare. E questo vale per moltissimi uomini eternamente soli. Dice.
Con il riflesso di lei che affiora, lo specchio riflette il mio corpo nudo, la pelle della mia testa si screpola all’altezza della fronte come se si squamasse. Inizia ad aprirsi giù fino al naso e poi al mento e sboccia un fiore da dentro la carne, il volto si apre in due e il fiore si schiude e cresce come irrorato dal calore dello specchio, lo sento attratto dalla mia immagine riflessa, i petali bianchi candidi si aprono come occhi al mattino, la carne esplode nel bulbo di un arancione rossastro intenso, cola un succo giallognolo su tutto il mio corpo mentre il fiore ingloba il profilo della donna e la spolpa e ne inghiotte pelle e carne e lascia fuori un respiro che diventa un soffio e opacizza lo specchio.
Esatto. Hai spolpato quanto potevi senza accorgerti di nessuna e non ne è rimasto niente, eppure, eppure, lei è ancora e sempre lì. Dice.
Dove? Dico.
Quel soffio sta dipingendo la sua sagoma sullo specchio. Dice.
Sai che inizio a vederla? Dico.
Lei si prende tutto il pacchetto. Te, me, tutto, da sempre, dal primo momento. È l’unica che non ti chiede altro che essere completo in cambio del suo amore. Non ti cambierebbe di una virgola, neanche il tuo narcisismo a metà, per lei non è un problema. Vedi, l’amore sano nutre, i riflessi illudono e poi distruggono. Dice.
Comunque parli come se avessi risolto tutto tu. Gli anni di analisi dove li metti? Dico.
L’analisi fa affiorare, smuove l’acqua e distorce il riflesso di sé. Io ne ho approfittato e ho deciso di uscire fuori dalle increspature. Io. Che ho attraversato tutto il vuoto che c’hai dentro per uscire fuori. Dice.
Quindi l’empatia si sviluppa abbracciando il proprio lato oscuro? Dico.
Esatto, non negandolo o affossandolo. Molti uomini lo mettono sotto al tappeto, poi impazziscono eh. Se invece lo si tiene al proprio fianco, un uomo sa scegliere la via giusta perché riconosce il suo dolore e non lo infligge agli altri. Dice.
Empatia. Bello. Ma come si fa a non farsi sopraffare dall’ombra? Mica è facile averti sempre a disposizione.
Beh, suvvia, c’è l’arte. Dice.
Sorrido.
Hai ragione. Dico.
Ricordati, la consistenza ci salva la vita: il narcisismo è sterile, l’empatia è fertile. Dice.
Guardo lo specchio, lei mi abbraccia mentre con il dito seguo i bordi della sua sagoma riflessa e intanto la sua pelle mi scalda i polpastrelli.
Un po’ di cose sul narcisismo
Articolo interessante tratto da Repubblica, QUI.
Il narcisismo mica è solo qualcosa di brutto, librone QUI da leggere.
Ampie frontiere di narcisismo odierno secondo Galimberti, ecco un bel LINK.
Narcisismo tra sano e patologico, QUI.
La copertina è del super iper LUIGI ANNIBALDI!
Veramente mi stupisci sempre, stavolta mi hai commosso per alcune emozioni che sai descrivere così bene e con la tua caratteristica originalità. ❤️
♥️